03 febbraio 2020

Pensiero ridicolo del giorno: Fast and Furious

Ieri sera in tv davano “Fast and Furious”, cazzatone motoristico tamarro e idiota diretto da Rob Cohen. La trama somiglia molto a quella di Point Break, anche se l’esecuzione non vale un frame del capolavoro di Katherine Bigelow. In Point Break c’erano un’amicizia virile sensualissima, una sfilza di scene d’azione riuscite, una regia autoriale e soprattutto una fascinazione sincera per l’adrenalina, perfettamente riassunta nel percorso “iniziatico” del protagonista Keanu Reeves. In Fast and Furious, invece, trionfa lo stile videoclipparo più becero, mentre il film è interpretato da un manipolo di fighetti che fà cose fighette in barba a qualsiasi sensatezza, al punto che, nel finale, durante la rapina ad una camion s’è inconsapevolmente spinti a parteggiare per i rapinatori. A parte questo, però, ciò che m’ha sempre irritato di Fast and Furious (che tutto sommato resta un film abbastanza divertente) è una singola scena, situata a circa metà film e d’una idiozia esemplare. In essa, il protagonista Paul Walker affianca, a bordo della sua macchinaccia giapponese ipertruccata, una Ferrari ferma ad un semaforo. Seguono l’ovvia provocazione, la gara di velocità e l’altrettanto ovvia vittoria del nostro Big Jim, ottenuta grazie ad una scarica di protossido d’azoto nei cilindri del suo bolide taroccato.E vabbè, grazie al cazzo, dico io… con un missile legato sul tetto della macchina anch’io sarei capace di battere in velocità una Ferrari. E non mi servirebbe nemmeno un gran macchinone, mi basterebbe una Simca, o una Duna, o persino una Tata Indica. Ma a quanto pare ciò non ha importanza, in Fast and Furious: basta andare (per qualche secondo) più forte della Ferrari. Al diavolo che la Ferrari sia un’auto di qualità cento(mila) volte superiore alla giapponese e al diavolo che quest’ultima sarebbe saltata in aria se avesse corso ancora qualche secondo “drogata” dal protossido d’azoto. Insomma, al diavolo quel che c’è sotto il cofano, cioè sotto la superficie, importa solo quella vittoria ridicola e posticcia. Purtroppo questo è il modo di ragionare in Fast and Furious, ed anche il modo in cui ragionano –certi- americani. Ad esempio quelli che ricostruiscono Venezia dentro Las Vegas e si vantano pure d’averla fatta meglio dell’originale perché è “più nuova e illuminata meglio” (sentito con le mie orecchie).